LE FOTO DEGLI AMICI: RITRATTI E ASTRAZIONI
Alessandro Magrini è un vecchio amico e dei vecchi amici, si sa, abbiamo qualche difficoltà a parlare. La necessità di una piccola introduzione a questa pagina tutta dedicata a lui, mi obbliga però a farlo.
Ci conosciamo da più di venti anni e cioè da quando ho cominciato a frequentare la sezione toscana dell’AFNI (Associazione Fotografi Naturalisti Italiani) di cui Alessandro è diventato poi, di recente, presidente nazionale. La prima cosa che ho pensato, nell'accingermi a presentarlo, è che di lui si potrebbe dire che è un naturalista fotografo piuttosto che un fotografo naturalista, uno di quei personaggi quindi, che alla bravura fotografica uniscono una straordinaria competenza scientifica nel campo delle scienze naturali. Saranno schematismi, ma non trovo definizione migliore per indicare queste figure che, in un mondo sempre più orientato alla superficialità e al consumo, anche di immagini naturalistiche, spiccano per la loro singolarità e per la loro grande passione. Alessandro però è, senza ombra di dubbio, anche un artista, capace di emozionarci con fotografie che, ispirate dall’universo naturale, attraverso la sua grande sensibilità, raggiungono il cuore.
Dal suo bellissimo sito web, recentemente comparso online, ho scelto due immagini che, credo, rappresentino bene il suo stile.
RITRATTI E ASTRAZIONI di Alessandro Magrini.
Due immagini più distanti l'una dall'altra non avresti potuto trovarle, mostrando anche in questo la tua personalità: lontane nel tempo (tre anni), nello spazio (migliaia di chilometri), ma soprattutto nel genere. Un ritratto tradizionale, quindi realistico, la prima, una foto astratta la seconda. Eppure un paio di cose in comune queste immagini le hanno: sono entrambe assolutamente naturali, e questo è quasi ovvio, e sono state realizzate con la stessa fotocamera (Canon 40D) e lo stesso obbiettivo (Canon 500 f.4), cosa un po' meno ovvia, vuoi perché pochi hanno saputo resistere al vertiginoso sovrapporsi di nuovi modelli imposti in questi anni dallo sviluppo tecnologico e soprattutto dal mercato, vuoi perché non molti usano una focale così lunga per comporre inquadrature astratte.
Sciacallo dalla gualdrappa (Canis mesomelas schmidti). Chiamato così per quella pezzatura neroargentata del pelo del dorso, simile ad uno di quei drappi ornati che si mettevano sulla groppa del cavallo, sotto la sella. Incontrai questo esemplare, probabilmente un giovane, lungo una delle tante piste sperdute nei piani del Serengeti.
Era solo, mentre questa specie vive di solito in coppia. Faceva capolino tra i ciuffi di erbe secche della prateria, senza manifestare evidenti segni di paura nei confronti nostri e del nostro mezzo, ma solo una curiosa attenzione. La foto vuole cogliere proprio questo: il naso proteso per annusare i nostri odori, e le orecchie aperte, che lo fanno assomigliare vagamente ad un otocione, per avvertire il minimo rumore di pericolo. Tre o quattro scatti e poi la rapida fuga nella pianura sconfinata.
"Amalgama". Ho dato questo titolo all'immagine perché mi sembra riesca a definire in modo appropriato la coesistenza degli elementi eterogenei che la compongono: l'acqua di polla di un minuscolo laghetto a poche centinaia di metri da casa mia; i riflessi in essa prodotti da molti tipi di piante (alberi, arbusti felci, fiori) e dai loro differenti colori; il vento, che prima agita il tutto e poi si acquieta creando via via sempre nuove forme, fondendo e poi separando luci, ombre e colori.