IL GIPETO E LA NEVE
Gipeto Gypaetus barbatus. Pirenei catalani, Spagna. Canon EOS 7D, ob. Canon 400mm f4.0.
3 marzo 2011, 12.54.01, ISO 800, priorità dei diaframmi, AV f5.6, TV 1/320, misurazione valutativa, compensazione +1 e 2/3, AI servo AF, scatto continuo ad alta velocità.
Post-produzione con Photoshop CS4.
Si narra che il tragediografo Eschilo sia morto a causa di un’aquila che gli lasciò cadere in testa una testuggine. La leggenda parla di un’aquila, ma è molto probabile che la tragica fine dello scrittore ateniese sia stata provocata da un gipeto, uccello notoriamente uso a far precipitare ossa dall’alto, per romperle e poterne estrarre il midollo.
Che il gipeto sia un uccello mitico quindi, è fuori dubbio. Non solo per questo legame leggendario con la morte di Eschilo, ma anche per il suo peculiare status evolutivo, che lo colloca in un terreno di passaggio tra le aquile e gli avvoltoi. Il gipeto infatti assomiglia a un’aquila, ma si comporta da avvoltoio. E’ una sorta di entità di transizione, una prova vivente della teoria evoluzionistica, un predatore passato alla necrofagia, che dell’avvoltoio già possiede i comportamenti ma che ancora non ne ha acquisito appieno la forme. E forse anche in questo percorso incompiuto, in questa ambiguità, sta il segreto della sua grande bellezza, il segreto del grande impatto visivo esercitato su chi lo osserva.
Ebbene, giunto alla mia età piuttosto matura non avevo mai avuto l’occasione di osservare un gipeto e ho quindi deciso che fosse tempo di colmare la lacuna accettando, ancora una volta, le lunghe clausure di un capanno di montagna. Così, insieme a un caro amico, ho preso alloggio per qualche giorno in un luogo fiabesco, in cima a una valle sperduta dei Pirenei catalani, dove un minuscolo villaggio medievale è stato salvato dalla rovina per dare ospitalità a gente come noi, interessata all’isolamento, alla natura selvaggia e alla fotografia di uccelli rari.
Ogni mattina ci arrampicavamo lungo la viottola impervia che, in poche centinaia di ripidi metri, conduce ai due capanni di osservazione, in prossimità di un carnaio frequentato abitualmente dal gipeto e da altre specie di avvoltoi e uccelli rapaci. Queste due immagini nascono da quelle lunghe ore di attesa e in particolare da quelle della prima giornata, segnata dal freddo e dalle atmosfere ovattate di un’intensa nevicata. Lunghe ore di scomoda immobilità all’interno di un casotto di legno non riscaldato, ma affacciato sui voli del mitico gipeto. Ne valeva la pena.
Gipeto Gypaetus barbatus. Pirenei catalani, Spagna. Canon EOS 7D, ob. Canon 400mm f4.0.
5 marzo 2011, 18.30.50, ISO 800, priorità dei diaframmi, AV f5.6, TV 1/1000, misurazione valutativa, AI servo AF, scatto continuo ad alta velocità.
Post-produzione con Photoshop CS4.
IL GIPETO