Fulmaro Fulmarus glacialis, Scozia. Canon EOS-1D MarkII, ob. Canon 400mm f4.0 .
5 giugno 2009, 19.07.39, ISO 400, priorità dei diaframmi, AV f4,5, TV 1/6400, misurazione media ponderata, compensazione -2, AI servo AF, scatto continuo ad alta velocità.
Post-produzione con Photoshop CS3.
A volte mi domandano come mai, in passato, avessi inserito un gabbiano nel logo del mio sito. Sottintendendo che la scelta appare un po’ banale o, se non altro, piuttosto sfruttata. Io, che sono sempre molto paziente, spiego all’interlocutore che nel logo del sito, prima dell'attuale gruccione, c’era un fulmaro, uccello marino nordico coloniale, nidificante in scogliere ma di abitudini quasi totalmente pelagiche, che spesso condivide il suo habitat con varie specie di gabbiani ma che gabbiano non è, bensì albatro. E infatti le sue narici a forma tubulare sono il segno distintivo più chiaro di appartenenza a quella famiglia, presente anche dalle nostre parti, in mediterraneo, con alcune specie di berte e uccelli delle tempeste.
Detto questo non sembrerebbe necessario avventurarsi addirittura in un’apologia, ma invece, come vedrete, i motivi ci sono.
Il fulmaro, per molti, non è un uccello dotato di particolari valenze estetiche. Spesso, come si è detto, viene scambiato per un comune gabbiano, ma soprattutto se ne stigmatizzano le forme poco aggraziate: il corpo tondeggiante di aspetto tozzo e paffuto, la testa grossa, le ali sproporzionate, troppo lunghe e strette, i grandi piedi palmati, spesso penzolati, durante il volo, in pose non proprio elegantissime. Insomma, una specie di pollastro volante.
Bene, per me invece il fulmaro è un uccello bellissimo, proprio per le sue forme… irregolari, ma soprattutto per il suo volo straordinariamente armonioso. Guardate queste foto e provate a dubitarne! Potrei osservarlo per ore senza annoiarmi e infatti, qualche volta, l’ho fatto. Producendo anche immagini molto suggestive. E qui veniamo al punto, all’origine profonda del mio pensiero apologetico.
Chi visita scogliere nordiche, in cerca di uccelli marini da fotografare è spesso attratto dalle specie più particolari e fotogeniche, se non più rare. Tutti desiderano i surreali, coloratissimi pulcinella di mare, le sule acuminate dal capo color miele, ma anche le quasi infotografabili urie e gazze marine… ma quante volte si riesce a soddisfare le nostre aspirazioni?
Ho visitato isolotti e scogliere in molti luoghi boreali: in America, in Islanda e in Irlanda, in Scozia e in Norvegia, ma ho imparato che, salvo alcune limitate eccezioni, le specie più ambite sono sempre quelle che nidificano più fuori mano, che volano più lontane, quasi a farlo apposta. Forse è una legge di natura…
Ma in quale scogliera vi mancherà mai un fulmaro? Il fulmaro non vi tradisce, il fulmaro c’è sempre. E infatti appena vi avvicinate al precipizio compare, a volte vicinissimo, vi vola a un metro sopra la testa, confidente, forse addirittura beffardo. Non vi teme, anzi vi sfida, librandosi leggero, proprio sul ciglio della parete rocciosa, quasi fermo nell‘aria, sostenendosi abilmente sul vento, che frena il suo tuffo verso il mare. Il fulmaro forse è narcisista, perché ama essere fotografato e dunque è grande amico dei fotografi naturalisti, non c’è dubbio, ecco perché son qui a scrivere queste righe apologetiche!
Senza l’amichevole fulmaro quante scarpinate infruttuose, quanti acquazzoni sopportati inutilmente, quanti superflui sforzi per esprimersi in un inglese comprensibile! Il fulmaro, insomma, collabora fattivamente col fotografo naturalista a basso impatto, emoziona senza pretendere troppo, partecipa all’ottenimento di scatti facili, ma a volte memorabili. Quelli che ci piacciono di più, quelli che, a volte, si riusciva a ottenere anche in epoca analogica, belli a sufficienza da essere inseriti nel logo di un sito web.
E chi dubita, proprio per l’eccessiva confidenza della specie, chi la snobba per la sua “domesticità”, si guardi la foto al link qui sotto, dove i fulmari, al largo, in pieno Oceano Atlantico, sfrecciano selvaggi vicino alla gran coda del leviatano. Da non dimenticare, vi assicuro!
Apologetici saluti.
I FULMARI E IL CAPODOGLIO