RITRATTO DI UPUPA
Upupa africana Upupa africana, Namibia, agosto 1999. Canon EOS3, ob. Canon 300mm f4.0. Fuji Velvia 50. Scanner Nikon Coolscan V ED.
Ho fatto questa foto nel secolo scorso, eravamo nel parco di Etosha, in Namibia e incontrammo una confidente upupa africana. La macchina su cui mi trovavo era riuscita a fermarsi per qualche secondo a poca distanza dal magnifico animale… questione di attimi, il tempo di due o tre scatti.
Dopo che l’uccello si fu involato pensai che l’Africa è forse l’unico posto al mondo dove si può fotografare un'upupa così da vicino, con un 300 mm a mano libera e mi vergognai.
Troppo facile, mi dissi, questa non è fotografia naturalistica, è come essere allo zoo. Dov’è la bravura, l’impegno, la tecnica, il sacrificio?
Per questo decisi, anche se con un certo disagio, di definirmi “fotografo di natura” piuttosto che fotografo naturalista. Ma a volte penso, tutt'oggi, che tutte le mie immagini, scattate sempre rigorosamente in natura, ma in luoghi favorevoli e a soggetti in qualche modo confidenti, siano molto più naturalistiche, sicuramente più naturali, di tanti lavori che vedo, ottenuti con pericolosi (per i soggetti) appostamenti, complicati supporti tecnici e così via.
Dunque io preferisco la mia upupa africana che, se fai piano con l’automobile, una decina di secondi per scattare te li concede. In fondo quegli stupendi volatili dimostrano che nella Natura ci può stare anche l’uomo, mentre molte immagini che vedo sono la prova di quanto l’uomo possa essere lontano da essa.
Poi può anche darsi che di certi contatti si possa e debba fare a meno. Alcune specie mi contento di averle viste solo una volta e magari anche da parecchio lontano, ma il ricordo è bello, mi arricchisce e lo porterò con me per tutta la vita.
Buona luce a tutti.